Una biografia singolare quella di Bruno Pontecorvo, fisico pisano con cittadinanza britannica, naturalizzato sovietico in piena Guerra Fredda, dopo essersi eclissato il 31 agosto 1950, dodici anni dopo il collega Ettore Majorana, ed essere ricomparso pubblicamente nel 1955 a Dubna, piccola città a 125 km a Nord Ovest di Mosca, nata per ospitare uno dei principali laboratori nucleari dell'Unione Sovietica. Quell'anno, in un'intervista sulla Pravda , Bruno Maksimovic Pontecorvo, «vincitore del Premio Stalin», si propone per un appello per vietare le armi nucleari. L'anno prima Robert Oppenheimer, il principale promotore del Progetto Manhattan, era stato sottoposto a un'inchiesta negli Stati Uniti che avrebbe segnato la fine della sua carriera scientifica.
La vicenda di Pontecorvo non è meno turbinosa di quella di Oppenheimer, narrata da Christopher Nolan nel recente film di successo.
E non affascina soltanto gli scienziati. Giuseppe Mussardo, ordinario di Fisica Teoretica alla SISSA di Trieste, ne è stato colpito fin da quando, studente universitario a Pisa, conobbe un grande amico di Bruno, il fisico Gian Carlo Wick. «Ho avuto la fortuna - ci racconta - di conoscerlo alla Normale.
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