Dopo Margherita Hack, c' è lei, Francesca Matteucci, professore ordinario di Fisica stellare all' Università di Trieste. E come Margherita, oltre all' amore per le stelle, c' è un altro codice comune. Entrambe infatti giungono da territori limitrofi, Matteucci ha vissuto ad Orvieto e la sua voce tradisce lo stesso timbro di Hack, la stessa cadenza e schiettezza.Laureata in Fisica alla Sapienza, consegue il post doc a Padova e segue i corsi alla Sissa. Lavorerà per dieci anni all' estero, all' European Southern Observatory e al Max Planck Institut per l' Astrofisica di Garching. Nel 1994 si stabilisce a Trieste:«Città che amo per l' eccellenza dei poli scientifici, oltre al fatto che essendo cresciuta in Umbria, per me il mare è una conquista. E poi c' era Margherita Hack, a cui mi ha stretto una profonda amicizia."
Press Review
Margherita Hack ha un' erede: è l' astrofisica Matteucci
il Piccolo.it
DALLA SISSA A ISCHIA, UN ULIVO PER RICORDARE PIETRO GRECO
Il Piccolo
Un ulivo secolare dal tronco massiccio e ritorto, circondato da rocce con macchie d' erba e di fiori.
E una targa, con incisi il ritratto e una citazione.
È il bellissimo omaggio che il Comune di Barano d' Ischia ha voluto dedicare - a un mese dalla sua morte improvvisa, il 18 dicembre - a Pietro Greco, che ha sempre rivendicato con orgoglio le sue radici ischitane. Giornalista, saggista e storico della scienza attraverso la carta stampata e il web, i libri e la radio, i convegni e gli incontri nelle scuole, Pietro ha lasciato un vuoto doloroso nelle tante comunità che raccontano la scienza nelle forme più diverse. A Trieste, in particolare, Pietro è stato di casa per molti anni grazie a quel Master in comunicazione della scienza che fondammo alla Sissa nell' ormai lontano 1993 e di cui era anima e direttore. La sorte ha voluto che appena un mese prima della sua scomparsa (a soli 65 anni) Pietro Greco avesse pubblicato sul fascicolo di novembre di "Le Scienze" un saggio che oggi assume quasi il significato di testamento culturale, intitolato "Dalla torre d' avorio alla vita quotidiana"
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Margherita Hack ha un' erede è l' astrofisica Matteucci
Il Piccolo
Dopo Margherita Hack, c' è lei, Francesca Matteucci, professore ordinario di Fisica stellare all' Università di Trieste. E come Margherita, oltre all' amore per le stelle, c' è un altro codice comune. Entrambe infatti giungono da territori limitrofi, Matteucci ha vissuto ad Orvieto e la sua voce tradisce lo stesso timbro di Hack, la stessa cadenza e schiettezza. Laureata in Fisica alla Sapienza, consegue il post doc a Padova e segue i corsi alla Sissa. Lavorerà per dieci anni all' estero, all' European Southern Observatory e al Max Planck Institut per l' Astrofisica di Garching.
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Il processo mentale attivato per la lettura
Il Piccolo
Nuova ricerca della Sissa pubblicata dalla rivista Current Biology Il primo autore è Yamil Vidal con Davide Crepaldi ed Eva Viviani
E' un processo mentale tipicamente umano e per molti versi ancora misterioso. Quando leggiamo, nel nostro cervello trasformiamo lettere, sillabe, parole e frasi, in informazioni, conferendo un significato a un insieme di simboli messi in fila. Ma nella nostra corteccia cerebrale non esiste un' area deputata soltanto alla lettura, quanto piuttosto un meccanismo ereditato dai nostri remoti predecessori umani, che viene utilizzato per elaborare molti altri stimoli visivi.
A sostenerlo è una nuova ricerca della Sissa, recentemente pubblicata sulla rivista Current Biology. Per dimostrarlo i ricercatori hanno sottoposto alcuni volontari a una serie di esperimenti, in cui venivano mostrati loro diversi simboli e immagini: alcuni molto simili a parole, altri in forma di oggetti tridimensionali o completamente astratti. I risultati hanno provato che non c' è differenza tra il modo in cui i partecipanti allo studio riuscivano a riconoscere gli uni e gli altri.
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Il cervello 'ricicla' i neuroni per leggere
ANSA scienza e tecnica
Il cervello umano non ha ancora avuto il tempo di sviluppare un' area specificamente dedicata alla lettura: per riconoscere lettere e parole riutilizza dei neuroni che si sono anticamente evoluti per rielaborare altri tipi di stimoli visivi. Lo hanno scoperto i ricercatori della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste, grazie a uno studio - pubblicato su Current Biology - che potrà avere risvolti importanti anche per l' intelligenza artificiale. "Il linguaggio scritto è stato inventato circa 5.000 anni fa, non c' è stato abbastanza tempo in termini evolutivi per sviluppare un sistema ad hoc", spiegano i ricercatori Yamil Vidal e Davide Crepaldi.
Covid, perché non eravamo pronti?
La Stampa.it
'Per mancanza di immaginazione' dice il virologo Alì Khan dell' Ufficio americano per la salute (budget un miliardo e mezzo di dollari) a David Quammen, autore di 'Spillover'. La Sars del 2003, avvertimento dimenticato. I batteri resistenti agli antibiotici saranno la prossima emergenza globale. Nel 2050 faranno 10 milioni di morti
Human brain may get beaten by AI in chess, but not in memory: Study
Hindustan Times
Human brain may get beaten by AI in chess, but not in memory: Study
In the last decades, Artificial Intelligence has shown to be very good at achieving exceptional goals in several fields.
The brain strategy for storing memories is more efficient than that of Artificial intelligence (AI), suggested the findings of a novel research.
The new study, carried out by SISSA scientists in collaboration with Kavli Institute for Systems Neuroscience & Centre for Neural Computation, Trondheim, Norway, has been published in 'Physical Review Letters'.
In the last decades, Artificial Intelligence has shown to be very good at achieving exceptional goals in several fields. Chess is one of them: in 1996, for the first time, the computer Deep Blue beat a human player, chess champion Garry Kasparov.
Sissa, cala ma ancora alto rapporto nuovi casi-primi test
Trentino
(ANSA) - TRIESTE, 24 GEN - "La settimana appena conclusa (9/1-15/1) mostra una situazione di sostanziale stabilità ad un livello molto elevato di nuovi casi. Si sono rilevati 4935 nuovi casi (contro 3834 settimana 1/1-8/1, con +29%) a fronte peraltro di un aumento consistente del di persone testate per la prima volta (14125 contro 8486 settimana precedente, che forse risentiva ancora delle feste natalizie). Il rapporto nuovi casi-persone testate per la prima volta scende al 35% dal 45% della settimana precedente, un numero molto alto". Lo ha detto all' ANSA il data scientist della Sissa Guido Sanguinetti, nel report scientifico settimanale sull' andamento del Covid in Fvg. Per lo scienziato il numero è molto alto "sia in assoluto sia nel contesto nazionale (dove il rapporto era del 26% per la settimana trascorsa e del 31% per la settimana 1/1-8/1)".
Sissa, cala ma ancora alto rapporto nuovi casi-primi test
Trentino
(ANSA) - TRIESTE, 24 GEN - "La settimana appena conclusa (9/1-15/1) mostra una situazione di sostanziale stabilità ad un livello molto elevato di nuovi casi. Si sono rilevati 4935 nuovi casi (contro 3834 settimana 1/1-8/1, con +29%) a fronte peraltro di un aumento consistente del di persone testate per la prima volta (14125 contro 8486 settimana precedente, che forse risentiva ancora delle feste natalizie). Il rapporto nuovi casi-persone testate per la prima volta scende al 35% dal 45% della settimana precedente, un numero molto alto". Lo ha detto all' ANSA il data scientist della Sissa Guido Sanguinetti, nel report scientifico settimanale sull' andamento del Covid in Fvg. Per lo scienziato il numero è molto alto "sia in assoluto sia nel contesto nazionale (dove il rapporto era del 26% per la settimana trascorsa e del 31% per la settimana 1/1-8/1)".
Sissa, cala ma ancora alto rapporto nuovi casi-primi test
IlgiornalediSicilia.it
(ANSA) - TRIESTE, 24 GEN - "La settimana appena conclusa (9/1-15/1) mostra una situazione di sostanziale stabilità ad un livello molto elevato di nuovi casi. Si sono rilevati 4935 nuovi casi (contro 3834 settimana 1/1-8/1, con +29%) a fronte peraltro di un aumento consistente del di persone testate per la prima volta (14125 contro 8486 settimana precedente, che forse risentiva ancora delle feste natalizie). Il rapporto nuovi casi-persone testate per la prima volta scende al 35% dal 45% della settimana precedente, un numero molto alto". Lo ha detto all' ANSA il data scientist della Sissa Guido Sanguinetti, nel report scientifico settimanale sull' andamento del Covid in Fvg.
Cala ma ancora alto rapporto nuovi casi-primi test
ANSA
ANSA) - TRIESTE, 24 GEN - "La settimana appena conclusa (9/1-15/1) mostra una situazione di sostanziale stabilità ad un livello molto elevato di nuovi casi. Si sono rilevati 4935 nuovi casi (contro 3834 settimana 1/1-8/1, con +29%) a fronte peraltro di un aumento consistente del di persone testate per la prima volta (14125 contro 8486 settimana precedente, che forse risentiva ancora delle feste natalizie). Il rapporto nuovi casi-persone testate per la prima volta scende al 35% dal 45% della settimana precedente, un numero molto alto". Lo ha detto all' ANSA il data scientist della Sissa Guido Sanguinetti, nel report scientifico settimanale sull' andamento del Covid in Fvg.
Come il nostro cervello elabora la scrittura
Mondoscinews.it
La sfida di leggere la scrittura è evolutiva così piccola che alcune aree del cervello non possono essere sviluppate. Ma come riconoscere la regolarità nelle combinazioni di lettere e ricavarne un significato? Un nuovo studio mostra che la base di questo è un antico meccanismo evolutivo, che si basa sul fatto che riconosciamo schemi ripetitivi e li consideriamo noti. Nell’esperimento, non ha fatto differenza se si trattava di caratteri simili a lettere, strutture geometriche o forme di griglia diverse.
La lettura è un compito noioso per il cervello: deve riconoscere le forme come lettere che, in certi gruppi, rappresentano suoni specifici e hanno un significato. Le prime lingue umane scritte si sono sviluppate solo circa 5.000 anni fa. Ma in termini di storia evolutiva, questo periodo è troppo breve perché il nostro cervello sia in grado di adattarsi specificamente alla nuova sfida. A differenza del tatto o dell’olfatto, ad esempio, non esiste un centro di lettura appositamente sviluppato nel cervello. Quindi sembra che stia usando meccanismi obsoleti.
Il cervello umano non è abbastanza evoluto per leggere: ecco come riconosciamo lettere e parole
Brevenews.com
Il cervello umano non è abbastanza evoluto per leggere, lettere e parole riconosciute grazie a un meccanismo che si attiva per un' altra circostanza Il cervello umano non è abbastanza evoluto per leggere: ecco come riconosciamo lettere e parole . Da quando abbiamo imparato a leggere e scrivere fino ad oggi, non è trascorso abbastanza tempo per sviluppare un' area specificamente dedicata alla lettura. Per riconoscere lettere e parole, il nostro cervello riutilizza dei neuroni che si sono anticamente evoluti per rielaborare altri tipi di stimoli visivi. È quanto emerge da uno studio della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste, pubblicato su Current Biology, e ripreso da Ansa, che potrà avere risvolti importanti anche per l' intelligenza artificiale. Ne hanno parlato i ricercatori Yamil Vidal e Davide Crepaldi.
Researchers investigate cognitive brain mechanism devoted to reading
NewsMedical
Letters, syllables, words and sentences--spatially arranged sets of symbols that acquire meaning when we read them. But is there an area and cognitive mechanism in our brain that is specifically devoted to reading? Probably not; written language is too much of a recent invention for the brain to have developed structures specifically dedicated to it.
According to this novel paper published in Current Biology, underlying reading there is evolutionarily ancient function that is more generally used to process many other visual stimuli. To prove it, SISSA researchers subjected volunteers to a series of experiments in which they were shown different symbols and images.
Some were very similar to words, others were very much unlike reading material, like nonsensical three-dimensional tripods, or entirely abstract visual gratings; the results showed no difference between the way participants learned to recognize novel stimuli across these three domains.
There' s No Brain Region for Reading
Technology Networks
Letters, syllables, words and sentences--spatially arranged sets of symbols that acquire meaning when we read them. But is there an area and cognitive mechanism in our brain that is specifically devoted to reading? Probably not; written language is too much of a recent invention for the brain to have developed structures specifically dedicated to it.
According to a new paper published in Current Biology, underlying reading there is evolutionarily ancient function that is more generally used to process many other visual stimuli. To prove it, SISSA researchers subjected volunteers to a series of experiments in which they were shown different symbols and images. Some were very similar to words, others were very much unlike reading material, like nonsensical three-dimensional tripods, or entirely abstract visual gratings; the results showed no difference between the way participants learned to recognise novel stimuli across these three domains
Wie unser Gehirn Schrift verarbeitet
Bild der Wissenschaft
Die Herausforderung, Schrift zu lesen, ist evolutionsgeschichtlich zu jung, als dass sich dafür spezifische Hirnbereiche hätten entwickeln können. Doch wie schaffen wir es, Regelmäßigkeiten in Buchstabenkombinationen zu erkennen und aus ihnen einen Sinn abzuleiten? Eine neue Studie zeigt, dass die Grundlage dafür ein evolutionär alter Mechanismus ist, der darauf beruht, dass wir wiederkehrende Muster erkennen und als bekannt wahrnehmen. Dabei spielte es im Experiment keine Rolle, ob es sich um buchstabenähnliche Zeichen, geometrische Gebilde oder variierende Gitterformen handelte.
Um welche Mechanismen es sich dabei handelt, hat nun ein Team um Yamil Vidal von der International School for Advanced Studies (SISSA) in Italien untersucht. Dafür testeten die Forscher bei ihren Probanden, wie gut sie wiederkehrende Muster in Buchstabenkombinationen erkennen – eine Fähigkeit, die beim Lesen als grundlegend gilt. Anders als in klassischen Studien verwendeten Vidal und Kollegen als Stimuli aber nicht nur buchstabenartige Zeichen, sondern auch Gebilde, die mit Buchstaben wenig gemeinsam haben. Die Annahme dahinter: „Wenn das Lesen auf allgemeinen visuellen Mechanismen beruht, sollten einige Effekte, die auftreten, wenn wir mit orthografischen Zeichen konfrontiert werden, auch auftreten, wenn wir nicht-orthografischen Stimuli ausgesetzt sind“, so die Forscher. „Und genau das hat diese Studie gezeigt.“
Il cervello 'ricicla' i neuroni per riconoscere lettere e parole
Virgilio Notizie
Il cervello umano non ha ancora avuto il tempo di sviluppare un' area specificamente dedicata alla lettura: per riconoscere lettere e parole riutilizza dei neuroni che si sono anticamente evoluti per rielaborare altri tipi di stimoli visivi. Lo hanno scoperto i ricercatori della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste, grazie a uno studio - pubblicato su Current Biology - che potrà avere risvolti importanti anche per l' intelligenza artificiale. "Il linguaggio scritto è stato inventato circa 5mila anni fa, non c' è stato abbastanza tempo in termini evolutivi per sviluppare un sistema ad hoc", spiegano i ricercatori Yamil Vidal e Davide Crepaldi.
Lo studio, fame emotiva e abbuffate effetti negativi lockdown
Msn
Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell' università di Padova, in collaborazione con l' università di Losanna e la Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste (Sissa), rivela l' aumento di disturbi da fame emotiva e alimentazione incontrollata soprattutto durante il primo lockdown anti-Covid del 2020. Pubblicato sulla rivista 'Appetite', il lavoro analizza gli indici di fame emotiva, ovvero la tendenza a mangiare quando si è in preda allo stress o a emozioni negative come la tristezza, e la frequenza alle abbuffate compulsive, caratterizzate da episodi in cui si assumono grandi quantità di cibo in un tempo relativamente breve con la sensazione di perdere il controllo su cosa e quanto si stia mangiando.
Neuronal recycling: This is how our brain allows us to read
MedicalXpress
Letters, syllables, words and sentences-these are spatially arranged sets of symbols that acquire meaning when we read them. But is there an area and cognitive mechanism in our brain that is specifically devoted to reading? Probably not; written language is too much of a recent invention for the brain to have developed structures specifically dedicated to it. According to this novel paper published in Current Biology , underlying reading there is evolutionarily ancient function that is more generally used to process many other visual stimuli. To prove it, SISSA researchers subjected volunteers to a series of experiments in which they were shown different symbols and images. Some were very similar to words , others were very much unlike reading material , like nonsensical three-dimensional tripods, or entirely abstract visual gratings; the results showed no difference between the way participants learned to recognize novel stimuli across these three domains. According to the scholars, these data suggest that we process letters and words similarly to how to process any visual stimulus to navigate the world through our visual experiences: we recognize the basic features of a stimulus-shape, size, structure and, yes, even letters and words-and we capture their statistics: how many times they occur, how often they present themselves together, how well one predicts the presence of the other.
Ricerca, per leggere il cervello ha adattato una funzione antica
Yahoo! Notizie
Roma, 21 gen. (askanews) - Lettere, sillabe, parole, frasi: insiemi di simboli messi in fila che, quando leggiamo, si riempiono di significato. Ma esistono nel nostro cervello un'area e un meccanismo esclusivamente deputati alla lettura? Probabilmente no; il linguaggio scritto è un'invenzione troppo recente perché il cervello abbia sviluppato strutture specificamente dedicate ad esso. Secondo quanto emerso da una recentissima ricerca, pubblicata sulla rivista Current Biology, per svolgere questo raffinato compito mettiamo in campo una funzione evolutivamente antica più generalmente utilizzata per l'elaborazione di molti altri stimoli visivi.
Per provarlo, i ricercatori della SISSA, autori dell'indagine, hanno sottoposto dei volontari a una serie di esperimenti in cui venivano loro mostrati diversi simboli e immagini, alcuni molto simili a parole, altri in forma di oggetti tridimensionali o del tutto astratti. I risultati - spiega SISSA - hanno dimostrato che non c'era alcuna differenza tra il modo in cui i partecipanti imparavano a riconoscere gli uni e gli altri.