Dopo la svolta che nel 2015 ha portato al primo rilevamento di onde gravitazionali, consentendo agli astrofisici di sondare l'universo con un "nuovo senso" oltre alle classiche onde elettromagnetiche, gli osservatori per il rilevamento di queste onde hanno fatto passi da gigante.
I rilevatori di onde gravitazionali esistenti (quelli della collaborazione Ligo-Virgo-Kagra), nonché i futuri osservatori terrestri (Cosmic Explorer ed Einstein Telescope) e il rilevatore spaziale Lisa, in una decina d'anni saranno in grado di captare i segnali con una precisione tale da poter evidenziare anche eventuali deviazioni dalla teoria della relatività di Einstein e dal modello standard della fisica delle particelle. Ma per sfruttare appieno questa incredibile capacità strumentale è necessario progredire anche sul fronte della descrizione teorica dei buchi neri, delle onde gravitazionali che emettono, del loro ambiente cosmico e della fisica al di là dello standard. Si occuperà proprio di fornire il quadro teorico necessario per interpretare i nuovi dati osservativi il progetto Synergy "Gwsky", finanziato con 12 milioni di euro su sei anni dal Consiglio europeo della ricerca (Erc). L'iniziativa coinvolge quattro partner, tra cui la Sissa di Trieste, che riceverà 2,8 milioni di euro.
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