Recapitare alle diverse fibre del midollo spinale lesionato un messaggio elettrico diversificato tramite una nuova tecnologia in grado di consegnarlo in maniera mirata e indipendente. Il risultato? Una maggiore efficienza nel recupero del controllo dei movimenti volontari degli arti in caso di grave danno al midollo spinale. È questo il fulcro delle evidenze emerse della ricerca appena pubblicata su “Brain Stimulation”. Grazie a un approccio inedito, lo studio offre un contributo significativo in un ambito, quello delle tecniche di stimolazione elettrica per il recupero delle funzionalità motorie, di grande attualità per le future applicazioni cliniche.
Se i passi avanti in questo campo sono già rimarchevoli, e i primi test clinici sono stati già compiuti, infatti, molto ancora resta da fare. In questo senso, la soluzione messa a punto dal team internazionale guidato da Giuliano Taccola della SISSA con la collaborazione dell’Università della California, Los Angeles e l’Università di Leeds, contiene significativi elementi di novità che potrebbero aumentare l’efficienza della neuroriabilitazione, estendendo la possibilità di trattamento a un numero maggiore di soggetti. Tra le innovazioni si annoverano: un impulso più specifico e più efficace, le possibili applicazioni sia nel trattamento che nella diagnostica delle lesioni spinali e la possibilità di applicare la tecnica non solo nelle situazioni croniche, ma anche in quelle acute. I promettenti risultati ottenuti nell’indagine, finanziata dal progetto europeo Horizon 2020 denominato EPI_nanoSTIM, potrebbero permettere di passare ora alla sperimentazione clinica.